TREKKING IN APPENNINO
Via degli Dei (20,3 Km)
La Via degli Dei (o anche Sentiero degli Dei) è un percorso escursionistico che collega le città di Bologna e Firenze passando attraverso gli Appennini. Il nome deriva probabilmente dai toponimi di alcuni monti attraversati, fra cui Monte Venere a Monzuno e Monte Luario a Firenzuola (con riferimento alla dea Lua, invocata dai Romani in guerra), nei pressi del passo della Futa. La via, attualmente segnata dal CAI, utilizza un percorso principalmente di crinale molto simile ai percorsi utilizzati nel Medioevo per le comunicazioni fra Bologna ed il capoluogo toscano, e ancora prima dai Romani attraverso l’antica strada militare romana Flaminia Minore. Il percorso, ricostruito a partire dagli anni ’90, attraversa numerosi luoghi di interesse naturalistico e paesaggistico a quote intorno ai 1000m s.l.m. In alcuni punti i sentieri passano proprio sulle antiche pavimentazioni stradali ancora superstiti dopo 2000 anni di storia.
L’itinerario che vi proponiamo questa volta percorre un tratto della Via degli Dei. Nel centro di Monzuno potrete visitare, se capitate di martedì o sabato (ore 10 – 12), la Pinacoteca archivio Bertocchi Colliva, recentemente inaugurata. Prima di partire obbligatoria una sosta alla Macelleria Zivieri rinomata a livello nazionale per le ottime carni e salumi. L’itinerario è circa 9,5 chilometri ed occorrono 3-4 ore per percorrerlo in tutta tranquillità. Il rientro a Monzuno avviene sul percorso della Via degli Dei, un itinerario che ricalca una traccia antichissima che andava da Bologna a Firenze. Il nome “Via degli Dei” prende origine dai toponimi che attraversa: Monte Adone, Monzuno (Mons Junonis ) Monte Venere, e Monte Luario (la dea Lua).
Il percorso segue la strada asfaltata che porta a Rioveggio per poi prendere subito a sinistra per Via Belvedere e poi via Montecastello seguendo le indicazioni CAI 059. In località Trappola, si abbandona il 059 e si sale a sinistra fino ad incrociare di nuovo la strada che sale a Monte Venere. Poco dopo ci vengono offerte due possibilità o salire seguendo lo 010 fino a Monte Venere o percorrere la più comoda strada che porta alla fontana del Mulo e poi a Sasso Rosso. Prima di Sasso Rosso i due percorsi si ricongiungono.
A Sasso Rosso prediamo a sinistra il sentiero 019 (la Via degli Dei) che ci porterà in località Le Campagne. Molto belli qui gli scorci sulla valle del Savena e le sue caratteristiche chiesette. Si prosegue poi ancora in discesa verso il campo sportivo, la Baita degli Alpini e con pochi passi si rientra a Monzuno.
Alla scoperta di Monte Adone
L’itinerario che vi proponiamo in questo numero ci porta sulla vetta di Monte Adone a conoscere ambienti molto particolari. Si parte da Brento nel comune di Monzuno. Si prende per via Vallazza (sentiero CAI 110) e dopo circa 200 metri troviamo sulla sinistra l’inizio del sentiero. Fatti pochi passi ci troviamo subito in mezzo ad un “mare solidificato” con tanto di conchiglie. Si tratta di fossili di molluschi marini, ostriche, ecc… a testimoniare che siamo nel Contrafforte Pliocenico e queste terre, qualche milione di anni fa, erano nel mare. La salita non è difficile, e in poco si arriva al pianoro dove troviamo, ricordati con una bacheca, i segni della Linea Gotica. Il panorama è molto bello si vede una gran fetta del territorio. La particolarità del luogo sta nei numerosi tipi di piante che troviamo lungo l’itinerario: roverella, ginestre, ginepro, orniello… Qui stranamente cresce bene il leccio, tipica pianta della macchia mediterranea ad indicare l’unicità di quel luogo. Da lì proseguendo con un piccolo strappo si arriva alla cima di Monte Adone (654 m slm) Qui il panorama è veramente splendido e non sembra nemmeno di essere a pochi chilometri da Bologna. Non ci sono particolari pericoli, ma consigliamo di non sporgervi troppo e soprattutto di tenere controllati i bambini. I balzi che sono sotto di noi fanno davvero paura. Abbandonata la croce in cima e proseguendo lungo il sentiero, ci aspetta una delle altre particolarità di Monte Adone: le torri. Si tratta di due maestosi torrioni lavorati dagli agenti atmosferici e sembrano a guardia di questo luogo. Da qui inizia la lunga discesa, in alcuni tratti anche impegnativa e da prendere con adeguata cautela. La fine del sentiero è nei pressi di un grande traliccio. Una volta arrivati sulla strada abbiamo due possibilità, o prendere la prima stradella a destra in leggera salita, più corta e che passa in località Piccola Raieda o proseguire tra le case e al termine della discesa si risale a destra. Giunti sulla strada più ampia (CAI 110a) si prosegue a destra. Questa seconda ipotesi è un po’ più lunga, ma ci da modi di passare davanti al Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica dove trovano ricovero animali feriti o abbandonati in prevalenza di provenienza esotica (leoni, tigri, scimmie ecc…) Da qui con circa 15 minuti di cammino si chiude l’anello e si ritorna a Brento. Il percorso è lungo circa 6 km con circa 190 metri di dislivello. Vi consigliamo una sosta alla Vecchia Trattoria Monte Adone dove è possibile pranzare gustando ottimi primi piatti con pasta fatta in casa.
Monte Bibele, dove celti e etruschi vivevano insieme. (18,6 Km)
Si parte dal Borgo di Quinzano (a 4 km da Loiano). Il sentiero scorre proprio in mezzo alle case, nei pressi della chiesetta. Prendiamo il sentiero CAI 803, che lasciato le case, si infila nel bosco su una strada larga con due ampi tornanti. Dopo una breve salita il sentiero si stabilizza e si procede quasi in piano per circa un chilometro. Già da qui si ha la sensazione di arrivare in un luogo magico. Superato un bel bosco di castagni si prende il sentiero 803a e seguendo le nuove indicazione si arriva al villaggio (400-200 a.C.). L’accesso all’ abitato un tempo era ben nascosto per difendersi dagli assalti nemici. Ora con i recenti lavori di riqualificazione l’area è ottimamente fruibile e ben segnalata. Oltre ai vari terrazzamenti dove un tempo sorgevano le abitazione l’elemento più evidente è un’enorme cisterna di circa 80 metri cubi di capacità. Da qui molto bello è il panorama sulla Valle dell’Idice che si estende fino al passo della Raticosa. Il luogo è veramente inaccessibile da valle e si comprende bene che la scelta di costruire un villaggio in quel luogo non è stata fatta ovviamente a caso. Entro il 2012 saranno terminati i lavori per valorizzazione di tutta l’area di Monte Bibele. Il progetto prevede la costruzione di un centro visita e punto di presidio dell’area oltre alla ricostruzione di alcune capanne all’interno del villaggio ed altre opere per migliorare l’accessibilità e la fruizione. Se avete tempo e voglia potrete visitare anche la necropoli, ma potreste restare delusi in quanto ora non ci solo se non flebili tracce degli scavi. Terminata la visita al villaggio si ritorna indietro e poco dopo si prende il sentiero 805 sulla sinistra che scende ripido. La discesa verso la località Sterlino è impegnativa e sconsigliata se avete con voi bambini (in alternativa si può ripercorrere a ritroso il percorso di andata). Giunti a Sterlino si prosegue lungo la strada fino a Ca’ dei Maestri e da qui si prende un sentiero sulla destra in leggera salita. Da li a poco incrociamo il sentiero di andata e rientriamo a Quinzano. L’itinerario è poco più di 4 chilometri e sono sufficiente due ore e mezza compreso la visita al villaggio. Al vostro arrivo vi consigliano una sosta al Ristorante Il Postiglione che vi delizierà con ottime crescentine ed i migliori piatti della gastronomia locale. Terminato il pranzo vi consigliamo una visita al Museo Fantini di Monterenzio (aperto dalle 15 alle 18) dove all’interno sono conservati i reperti recuperati a Monte Bibele, un museo noto a pochi, ma fra i più belli della provincia di Bologna e di cui vi parleremo in un prossimo numero della rivista.
In cima a Monte Mario e Ritorno (11,5 Km)
Un percorso di poco più di 10 Km nella riserva del Contrafforte Pliocenico da percorrere in poco più di 3 ore di cammino lungo un tratto della mitica BO-FI
L’altro itinerario che AppenninoSlow consiglia per questo autunno si svolge sulla destra orografica del fiume Setta, proprio in confluenza con i l fiume Reno. Siamo già all’interno della riserva del Contrafforte Pliocenico. Gli aspetti naturalistici e storici sono molteplici e ci si stupirà di come a pochi chilo-metri dalla città esista un luogo con una così ricca diversità biologica. Trattandosi di una riserva è vietato uscire dai sentieri segnati per la salva-guardia degli ecosistemi più delicati. L’itinerario è di circa 10 chilometri e mezzo e si per-corre in tranquillità in poco più di tre ore di cammino. Si parte dalla stazione dei treni di Sasso Marconi ed attraversato il Ponte Albano si va a sinistra lungo la strada asfaltata che porta a Pianoro (qui occorre prestale molta attenzione visto che la strada è trafficata) Dopo circa 200 metri (superato il ponte dell’autostrada) si lascia l’asfalto seguendo il sentiero CAI 122 lungo il Rio della Fornace in direzione Prati di Mugnano. Giunti in località Mugnano di Sopra si prosegue per una larga cavedagna fino alla località Piazza. In questa zona si intrecciano diversi sentieri è bisogna prestare molta attenzione a non sbagliale strada, per seguire il percorso verso il Contrafforte si deve imbocca-re il sentiero CAI 122 (in questo tratto siamo sia sulla la Via degli Dei che sulla BO-FI). Si prosegue poi fino alla località Commenda e da qui si prende il sentiero CAI 110 e si continua, con dolci sali scendi, fino a Monte Mario, punto più alto nel nostro itinerario. Da qui si scende alla Sella di Monte Mario (anche qui attenzione si incrociano molti sentieri) e poi, abbandonato il sentiero CAI 110, si prosegue sul CAI 118 fino alla località Ca’ Nova, per poi rientrare a Sasso Marconi da dove il per-corso è partito. Alcuni tratti possono risultare fangosi nei periodi di pioggia e bisogna fare sempre attenzione. Come al solito, è molto importante avere scarpe adatte al trekking, soprattutto in autunno.
Monte del Frate e Valle del Raibano, attorno alla Rocca di Badolo (12,30 Km)
Il percorso inizia dalla chiesetta di San Michele Arcangelo presso l’abitato di Badolo, proseguendo l’asfaltata in direzione sud, 400 metri dopo il primo tornante si prende il sentiero CAI 110 che risale il versante Nord Ovest di Monte del Frate. Il sentiero si inerpica alternando il fondo sabbioso a gradoni arenacei fino alla cresta. Si procede ora in quota sovrastando la Valle del Torrente Setta, tra lecci, querce sempreverdi e macchie di ginepri, ginestre ed elicrisi. Ad ovest si domina la catena del Parco Storico di Monte Sole ed oltre si possono scorgere le vette del Cimone e del Corno alle Scale. Giunti a un bivio, la tratta di destra ci porta nel punto più alto di Monte del Frate (m 547) a sinistra, invece, con le indicazioni CAI 122 VD e su traccia a tratti fangosa, si scende fino a un bel pianoro erboso con vista sulle colline dei Gessi e sui colli bolognesi. Proseguendo si arriva a una carrabile che sempre in discesa raggiunge la strada provinciale. Teniamo la destra e dopo circa 350 metri prendiamo la strada bianca a sinistra (Via delle Orchidee) e la si percorre quasi integralmente fino ad una sbarra che chiude la strada. Qui a destra il sentiero si inoltra in un bosco di latifoglie, al termine di questo tenendo la sinistra, raggiungiamo un pianoro erboso detto La Commenda, poi nuovamente a sinistra con segnavia CAI 110 in discesa verso la Strada Provinciale di Badolo. La prendiamo a sinistra per circa un centinaio di metri e passato il ponticello sul Rio Raibano ci si inoltra nuovamente a sinistra (CAI 110) nell’omonima valle; si passa una sorgente di acqua potabile e si sale in mezzo al bosco. Il sentiero è in principio discretamente ripido, successivamente in falsopiano e lambisce alla nostra destra la Rocca di Badolo; passiamo un rudere e poco dopo raggiungiamo il piccolo cimitero. Mantenendo la sterrata arriviamo in pochi minuti al punto di partenza.
Monte Baco, un balcone panoramico sulla confluenza del Torrente Setta nel Fiume Reno (14,9 Km)
Il percorso che vi proponiamo parte dalla località Sirano, sulla sponda sinistra del Torrente Setta in prossimità del complesso turistico Piccolo Paradiso. Adiacente alla piccola chiesetta di Santa Maria Assunta c’è un parcheggio nel quale potere lasciare l’auto. Da qui si prende via Belvedere, la si percorre per qualche decina di metri e sulla sinistra il sentiero con segnavia del CAI n. 100 si inerpica inizialmente tra le villette e passate queste si attraversa un bel pratone panoramico. A monte di questo, il sentiero si inoltra nel bosco, la traccia sempre in salita raggiunge un ombroso impluvio e successivamente con una serie di tornanti raggiunge il crinale. Qui, sulla destra, una traccia ci conduce, dopo essersi tenuti a sinistra ad un ulteriore bivio, alla cima del Monte Baco (m 430). Tra la fitta vegetazione, la visuale a 180 gradi ci permette di ammirare ad est il Contrafforte Pliocenico e a nord la Rupe di Sasso Marconi. Ritornati sui propri passi, si procede verso sud sul sentiero CAI 100 che in questo tratto si snoda accanto a piccole grotte scavate nella roccia utilizzate come acquartieramento durante il periodo bellico dell’ultima guerra. Oltre si attraversa l’abitato di Stanzano di Sopra, a destra poco più a valle possiamo notare l’antico insediamento di Stanzano di Sotto; mantenendo la traccia raggiungiamo successivamente San Silvestro. Il percorso prosegue lungo la sterrata che lambisce il retro del piccolo cimitero, risale dolcemente un versante boscoso e dopo vari cambi di direzione, la traccia si stringe e raggiunge i ruderi di Lichè. Proseguendo a valle, la carrareccia scende per ampi pascoli, poco prima della fondovalle si prosegue a sinistra paralleli a questa fino a raggiungere l’asfaltata che in pochi minuti ci riporterà al punto di partenza.
Buche di Gaibola e Ronzana (11,4 Km)
L’anello che vi proponiamo parte dalla località Farneto, alle porte di Bologna.
Dal Centro Visita “Casa Fantini” si percorre il sentiero CAI 804, che si snoda in direzione sud-est, fino ad incrociare il sentiero CAI 806, il vero anello che circonda le doline di Gaibola e Ronzana. Giunti sull’806, prendiamo a sinistra e percorriamo il crinale che divide la Dolina dell’Inferno e la Buca di Gaibola.
Da questo crinale si può godere di una bellissima vista sulle campagne circostanti.
Proseguendo sul sentiero si arriva al “Casone di Gaibola”, un edificio rurale in stato di abbandono. Qui troviamo un bel cipresso, che segna anche il punto più alto dell’itinerario, e un piccolo stagno. La vista è sulla Buca di Gaibola che presenta i caratteristici affioramenti gessosi e le bolle di scollamento. Queste ultime sono dei rigonfiamenti di forma pressappoco sferoidale che si formano nelle zone di roccia scoperta; il rigonfiamento della bolla cresce, anche a causa degli agenti atmosferici, fino al crollo della parte superiore, che prelude alla demolizione di tutta la struttura.
La pareti della dolina ospitano un bosco; le acque meteoriche lo attraversano scorrendo fino all’inghiottitoio posto sul fondo della depressione e, dopo un lungo percorso sotterraneo, raggiungono il Torrente Idice, situato più ad est.
Riprendiamo la nostra passeggiata fino ad arrivare alla asfaltata (CAI 817). Alla nostra destra possiamo ammirare la Buca di Ronzana, di caratteristiche simili a quella di Gaibola. Ne facciamo il periplo fino all’Eremo e poi oltre, quando ad un bivio teniamo la destra per riprendere il sentiero CAI 806 e chiudere l’anello ripercorrendo, nell’ultimo tratto, lo stesso percorso fatto in partenza.
Presso il Centro Visita Casa Fantini potrete trovare materiale informativo sui vari aspetti dell’area protetta e avere informazioni sulle attività del parco e le visite guidate naturalistiche e speleologiche organizzate per le scuole e i gruppi di visitatori.
Infine non possiamo non ricordare che a pochi passi dalla sede del Parco si trova la Grotta del Farneto, scoperta nel 1871 dal Fantini stesso. E’ stata riaperta al pubblico nel 2008; è possibile organizzare le visite presso Casa Fantini. Dedicatele un po’ di tempo perché ne vale veramente la pena.
Sul sito www.trackguru.net potete scaricare i file in formato gpx dei percorsi descritti in queste pagine.
Anello di Sadurano nel cuore del contrafforte e linea gotica (9 Km)
Questo itinerario ci farà riscoprire alcuni degli aspetti più interessanti del contrafforte Pliocenico.
Si parte da Livergnano (Pianoro) percorrendo con un po’ di attenzione un pezzo della strada della Futa fino ad imboccare la stradina che porta a Sadurano seguendo il sentiero CAI 809 T5V (Traversata 5 Valli). L’anello è lungo circa 8 km e occorrono 3-4 ore per ritornare a Livergnano.
Poco prima della località Ca’ Rossa, si abbandona il sentiero 809 che scende a destra e si prosegue sull’809a per rientrare a Livergnano percorrendo l’813a e poi 813.
La particolarità e che camminiamo attraverso le formazioni rocciose del Contrafforte passando dall’area di Sadurano particolarmente ricca dal punto di vista ambientale e naturalistico. Al rientro a Livergnano o prima di partire merita una visita al piccolo museo “Winter Line” dove all’interno sono conservati oggetti bellici della seconda guerra mondiale. Proprio su queste alture passava la Linea Gotica ed il fronte è rimasto fermo per parecchio tempo. Altra particolarità inusuale sono le case nella roccia, a Livergnano sono numerose le abitazione scavate nella roccia del Contrafforte.